I Luoghi dell’abbandono | 4 tesori modenesi da riscoprire4 min read

La provincia di Modena come del resto tutta l’Italia può vantare tanti tesori architettonici e luoghi di livello internazionale, tra questi: ville, castelli, torri e parchi. Gioielli dimenticati, che potrebbero dare ancora molto alla memoria culturale del territorio.

Il nostro viaggio di oggi parte proprio da questi piccoli tesori nascosti della nostra provincia, 4 luoghi da riscoprire e valorizzare.

 

I Torrioni – San Prospero 

I Torrioni - Gioielli dimenticati
Foto @lancil8

Monumentale costruzione cinquecentesca che riprende la struttura castellana nelle due possenti torri, con basamento a scarpa e cordolo marmoreo, che rinserrano la bella facciata definita al piano terreno da tre arcate a tutto sesto, a quello superiore da un loggiato di sei arcatelle e conclusa da una serie di sei finestrelle a oculi. La sua progettazione viene attribuita a Sesastre Castaldi, architetto militare e matematico, per il fatto che l’edificio appartenne alla famiglia Castaldi.

Struttura che si trova in Via Verdeta nella frazione di San Pietro in Elda, San Prospero.

 

Torre Stoffi – Carpi

Torrione Stoffi - Gioielli dimenticati
Foto Sergio Barbieri

D’inizio XVI, è la Torre o Torrione Stoffi in località Gargallo di Carpi, sulla strada per Campogalliano. Costruita dai Pio, signori di Carpi, come opera di sorveglianza e difesa presso il Canale di Carpi, a ridosso del confine con la piccola signoria Estense di San Martino, ebbe una breve stagione come opera militare di una qualche importanza.

Nel 1752 con l’estinzione del ramo degli Este di S. Martino, tutto il territorio rientrò nel Ducato di Modena e la torre cessò del tutto la sua residua funzione di vedetta sul confine. Col tempo, venendo a perdersi nel tempo la funzione militare, la torre venne trasformata in abitazione civile. Vennero costruiti soffitti in legno per creare piani, aperte finestre, creati caminetti per renderla più idonea alla vita civile e addirittura l’interno fu ornato con decorazioni affrescate.

Questa pacifica vita, immersa nella tranquillità della campagna modenese durò a lungo, poi per le accresciute esigenze di comfort abitativo da un lato e il lento e progressivo degrado dovuto al tempo dall’altro, la torre perse i suoi abitanti e questo accelerò ulteriormente il declino, tanto che oggi la torre, nonostante l’intervento di emergenza con gli angolari e i tiranti metallici, rimane a rischio di crollo.

Fornace Cavallini – Castelvetro

Ex fornace - Gioielli dimenticati
Foto IBC istituto per i beni artistici e culturali e naturali E-R

Il Terreno, situato lungo la valle del torrente Guerro, fu acquistato da Erasmo e Lamberto Cavallini, figli di Arcangelo e proprietari di alcune piccole fornaci, che, fra il 1875 e il 1882, impiantarono un forno Hoffmann a ciclo continuo. L’impianto dei Cavallini era l’unico a pianta circolare, una tipologia antecedente e quindi anteriore al 1885.

La fornace si distinse per la produzione di coppi e mattoni, ma anche di pezzi speciali e ornamentali, testimoniati non solo nell’abitazione edificata accanto al forno tra il 1903 e il 1905, ma anche nella chiesa di Castelvetro, in quella di Ospitaletto e in molti fabbricati della zona che utilizzarono le terrecotte Cavallini.

Nel 1905 la lavorazione venne meccanizzata con l’introduzione dei motori a scoppio e quindi dell’elettricità.  A metà anni 60′, al termine di un periodo di crisi, il forno Hoffmann venne fermato e, nel 1968, gli fu costruito accanto lo stabilimento della Tre Cavallini, un’industria ceramica dotata di un forno a tunnel alimentato a metano.

Cessata la smaltatura nel 1974, anche l’attività ceramica fu definitivamente interrotta nel 1985. Inutilizzato da decenni, il forno Hoffmann si presenta in condizioni di avanzato degrado, nonostante alcuni interventi indispensabili a impedirne il crollo.

Sant’Antonio in Riccovolto – Frassinoro 

Borgo di Riccovolto - Gioielli dimenticati
Foto Enzo Cositore

Una stufa nell’angolo della stanza, stoviglie a terra tra porte socchiuse. E nella stalla ancora gli attrezzi del lavoro nei campi. La vita, nel piccolo borgo di Sant’Antonio, nella frazione di Riccovolto, nel comune di Frassinoro, pare essersi fermata di colpo nel passato, abbandonando tra gli alberi, nascosto nel cuore della montagna, un paese ‘fantasma’.

Il borgo, abitato a pieno regime fino al Dopoguerra, è stato vittima dagli anni del boom economico di una progressiva emigrazione, che ha lasciato il posto al silenzio.

Un silenzio divenuto tombale 15 anni fa, quando anche l’ultimo residente, Ernesto Fiori, ha lasciato per sempre la piccola borgata.  Ma oggi qualcosa sembra cambiato, con la  recente sistemata alla vecchia mulattiera che porta al borgo, sono stati puliti campi e sistemate le piante. Ed è in progetto la ristrutturazione di una delle case meglio conservate. Per ritornare a dare vita ad uno dei gioielli culturali  del nostro Appennino e della nostra provincia.

“Torre Stoffi” Informazioni tratte da mondimedievali.net 

“Fornace Cavallini” informazioni tratte da IBC Emilia-Romagna

“Sant’Antonio in Riccovolto” informazioni tratte da Il Resto del Carlino 

Articolo redatto da Luca Nacchio

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